L’ARMONIA DELLA COMPOSIZIONE

L'ARMONIA
DELLA
COMPOSIZIONE

Nei corsi di Fotografia uno dei capitoli più difficili e scabrosi è rappresentato dallo studio dell’inquadratura. Il “framing”, come si dice in inglese con un significato più ampio, è comune a moltissime arti ed è uno scoglio contro il quale si sono schiantati innumerevoli celeberrimi artisti, in particolare i pittori. Personalmente, nei miei corsi,  ho sempre scelto una metodologia indiretta, mai in ripresa ma sempre in post-produzione, cioè all’ingranditore o al monitor. E’ qui che tutto diventa facile ed evidente: prendere una foto già fatta e ragionarci sopra: si cercano i nodi focali (dove deve cadere lo sguardo) e si cercano le diagonali più opportune per il taglio; si valutano i “pesi”, le convergenze, gli elementi di disturbo, le proporzioni. Poco per volta si impara. Solo a quel punto si prende la fotocamera e la si mette sul cavalletto,  si punta il soggetto e si inquadra SENZA scattare. Si studiano allora lo sfondo, le luci, la lunghezza focale dell’ottica e tutta la congerie di altre cose tecniche e non, che completano i preliminari della ripresa. A questo punto si scatta: nell’epoca del digitale è tutto più semplice e immediato e con un po’ di buona volontà si riesce a testare subito l’esito e valutare e realizzare immediatamente le eventuali modifiche. Tutto questo è essenziale “per farci la mano”, ma non ci sono scorciatoie: bisogna passarci.

L’argomento che tratto qui è apparentemente solo teorico e vagamente “palloso”, ma è un passaggio successivo, uno “shift”, un salto in avanti. La ricerca dell’ARMONIA dell’inquadratura. Ci si chiederà cos’è quel grafico che ho messo in copertina della pagina. Ebbene è la “proporzione divina”. Non è stata inventata da nessuno, la si è scoperta in natura, nei fiori, nelle conchiglie, nei cristalli, probabilmente già migliaia di anni fa. Poi la si è studiata e la si è applicata in architettura e nelle arti. La si è chiamata con la lettera greca “PHI” ed è il rapporto di due lati di un rettangolo particolare, ed oggi è nota come Sezione aurea (link).

Di seguito, ne illustro le caratteristiche. Ed è qualcosa che è essenziale sapere.

La STRUTTURA è fondamentale -ben oltre qualsivoglia tecnologia- in ogni tipo di rappresentazione (comunicazione formale complessa).

La logica di ciò attiene a pittura, scultura, scenografia, ripresa cinematografica e fotografica, architettura, paesaggio antropico; ma anche musica, teatro, opera, balletto, ecc. La STRUTTURA implica la totalità degli elementi della “gestalt”, non solo formali ma anche psicologicamente impliciti e/o estensivamente indotti.

Quella che in qualsiasi rappresentazione si definisce “armonia della composizione” può essere certamente il prodotto di un progetto articolato, pensato e calcolato ma, sostanzialmente, si definisce in uno schema atavico, pre-culturale ed essenzialmente istintivo. Non è quindi -necessariamente- il risultato di un processo culturale cosciente. Tale schema corrisponde perfettamente ad un innato meccanismo di visione (armonica o meno), per quanto riguarda la specie umana.

Se nella rappresentazione si raggiunge uno stato di equilibrio si è raggiunta l’armonia. La comunicazione tra creatore e fruitore è istantanea.

Se viceversa il risultato è disarmonico, già a livello emotivo, si crea disagio, insicurezza, senso di inappagamento. E la comunicazione diventa problematica.

Spesso le si dà il nome di “bellezza”, in certi casi si parla di “sublime”; nell’opposto diciamo bruttezza, confusione, disarmonia.

Tutto nasce da quello “schema inconscio” che appartiene -lo ribadisco- al nostro cervello e che è connaturato ai sensi. Ciò deriva in gran parte dal contenuto della rappresentazione, cioè di quello che chiamiamo messaggio, vale a dire la motivazione e la sostanza della comunicazione per la quale la rappresentazione è prodotta: dalle sue forme, dai colori, dai chiari e scuri, dalla disposizione degli elementi della composizione. E dal fatto che noi -limitandoci all’ambito visivo- possediamo due occhi posti in orizzontale, che, per la nostra sopravvivenza hanno capacità telemetriche e stereometriche. Elementi della rappresentazione come forme, masse, colori ci danno coscienza della nostra posizione nello spazio e la percezione di pericolo o di sicurezza (i rossi e i gialli accelerano il battito cardiaco, i rosa e gli azzurri ci placano l’ansia; il chiaro rassicura, lo scuro ci impaurisce (se si spegne la luce il bimbo piange). I singoli elementi catturano variamente il nostro sguardo costruendo nel nostro cervello uno schema specifico, completando e perfezionando la percezione. Quindi, già in uno stato iniziale, basiamo questa su elementi che possiedono naturalmente -per il nostro cervello-  struttura e linguaggio. E che ci sono subito evidenti anche se spesso non ce ne rendiamo coscientemente conto.

Tutto questo oggi appartiene, nelle sue varie sfumature, a quella scienza recente che chiamiamo genericamente “SEMIOTICA” che si ramifica variamente in  aspetti che sono connaturati alla specie “homo sapiens” sin dalle origini. Pur se la loro conoscenza scientifica è moderna queste ramificazioni sono ben note sin dalla più remota antichità.

Da tutto ciò discendono, per derivata, infinite implicazioni: dalla semplice emotività, a sostanziali contenuti culturali e relazionali di varia complessità. Tralasciando questi aspetti, su cui si sono sviluppate varie scuole di pensiero dalla filosofia, alla sociologia e alla psicologia e riferendoci solamente agli aspetti formali, ritorniamo al concetto di base e dunque che l’armonia è determinata dall’equilibrio.

Qui, il primo schema è dato dalla simmetria. Si tratta di qualcosa che è statico, fermo, rassicurante, assoluto, compiuto. È un’affermazione formale che è assertiva, che non ammette (e non comunica) varianti.

Viceversa esistono schemi dinamici basati su asimmetrie armoniche che favoriscono evoluzioni nella percezione e dunque nell’articolazione della comunicazione. Queste forme di rappresentazione -estremamente antiche- nascono spontaneamente in natura e sono state scoperte nel corso dell’evoluzione umana. E che sono state spiegate con la matematica. Parliamo del Phi (la “divina proportione”), del PI greco,  di Euclide, di Pitagora, dei numeri primi, di Fibonacci, della “sezione aurea”, dei frattali e di infinite, curiose e misteriose relazioni numeriche. Basti dire che le Piramidi d’Egitto, i templi greci e le cattedrali gotiche sono il risultato di queste scoperte, e la loro applicazione concreta. L’esito finale è un equilibrio dinamico, e quindi di una armonia formale estremamente affascinante, efficientemente funzionale nel sincronizzare la percezione con i nostri sensi in maniera diretta ed istintiva.

Noi, avvedutamente, possiamo immettere questi schemi nelle nostre rappresentazioni (di qualsivoglia natura), ottenendo immediatamente una composizione armonica.

È un processo che è alla base dell’inquadratura nella fotografia, nel cinema, nell’arte e sorprendentemente anche nella musica.

Andando alla tematica di cui si occupa questo sito -e al mio modo di fotografare-, mi sono reso conto che sin dai miei primi passi ho avuto la tendenza istintiva (quindi non studiata e non voluta) ad inquadrature riconducibili al simmetrico o all’aureo. Con lo studio approfondito della Semiotica ho razionalizzato il tutto, standardizzandolo in una metodica alla quale sono stato -in linea di massima- quasi sempre fedele.

Qui sotto alcuni esempi di “inquadrature auree”. Da notare in queste foto che propongo (come esempio esemplificativo) le varie tipologie di dialogo tra le varie parti: la parte rettangolare verticale contiene il motore dell’azione (soggetto agente), mentre la parte quadrata maggiore funge da narrazione/contesto e perfeziona una comunicazione complessa. Ovviamente entrano in gioco le masse, le forme, i colori, la staticità/dinamicità della scena, la focale dell’ottica di ripresa, ecc.

AVVERTENZE. Questo sito si occupa di immagini ed è ottimizzato per lo schermo intero 16:9 (F11 Windows). Per una resa ottimale si consiglia la visione sul monitor del computer o su un televisore ad alta definizione. Gli slideshow fullscreen sono dotati di colonna sonora disattivabile cliccando sull'icona "i". L'App per le traduzioni è abilitata (con tutti i suoi limiti). Per tornare all'inizio cliccare sul Logo in alto a sx; per il rimanente della navigazione, in alto a dx c'è il menu...
it Italiano
X