Questa scorribanda veneziana con le macchine fotografiche vuol essere solo un breve e modesto “tratto di stile” di un tale (chi scrive) che di Venezia ha fotografato tutto, iniziando dal “rubare” le inquadrature dei Ferruzzi e dei Giacomelli, il senso delle atmosfere e le tematiche di Berengo Gardin e di tanti altri più vecchi ed esperti. Iniziando, poco per volta, ad evolvere in autonomia, cercando – stavolta sì- di trovarne uno di suo, di stile. La mano da giocare non era difficile: bastava avere le carte giuste. E quelle mani richiedevano un po’ di cultura, un pizzico di sensibilità e soprattutto salde e profonde RADICI. Poi, giralo come vuoi ma il Ponte di Rialto è sempre quello, brutto come pochi. La Piazza, con la sua fauna bipede o alata, monocorde pur con le sue infinite sfumature. Dall’acqua, con la barca nei rii, nelle callette strette, nei campi assolati. Dall’alto dei campanili, o dalle alte finestre dei palazzi dove non era facile arrivare. Con la nebbia, la pioggia, la neve e con i famigerati tramonti, aborriti ma sempre facilmente vendibili. O i temporali, con i cieli apocalittici alla Marieschi. Lo stile? Me lo sono chiesto spesso e sinceramente non credo di esserci riuscito. Forse, la ricerca delle atmosfere, di quando ero piccolo (come nei quadri di Guglielmo Ciardi ) o che mi immaginavo dai racconti dei miei nonni. Forse…